martedì 10 agosto 2010

Storia di una generazione “a perdere”


Ad un anno dal giorno della mia laurea alcune considerazioni:

Il conto in rosso, nessuna prospettiva concreta per il futuro e la fatica di mantenere certi impegni presi con me stessa. È difficile cercare di farcela da soli, senza chiedere più soldi ai genitori.

Solo pochi anni fa, senza una laurea uno straccio di lavoro, precario, mal pagato, lo trovai e ne trovai anche altri quando ne avevo bisogno, oggi ho una laurea in tasca ma è tutto buio e vivo alla giornata perché se oggi penso a domani, mi viene un attacco di panico!

Come pagherò l’assicurazione dell’automobile, la revisione, la bolletta del gas (per ora sono riuscita a restituire ai miei solo 50 euro il 10%!), le tasse per la magistrale, i libri, le scarpe (che siccome sono cinesi ogni anno vanno ricomprate), e mi richiameranno per le ripetizioni?

Allora… dell’automobile non posso fare a meno perché dove vivo non passano i mezzi pubblici, vivessi ancora in città non dovrei preoccuparmi non userei l’automobile e addio preoccupazioni questo è certo, le scarpe mi servono per camminare, ma forse ricorrendo al calzolaio anche con quelle dello scorso inverno un’altra stagione ce la faccio, le bollette… mi devo riscaldare e lavare perciò pure quelle non posso evitarle, e speriamo che la scuola continui a mietere vittime così lavoro anche a settembre. Menomale che non pago l’affitto! E dovrei pure pensare all’amore? E chi me lo da il tempo di socializzare e poi socializzare costa!

Tutto il resto è superfluo se ne può fare a meno. Ho trent’anni e non mi posso permettere la palestra, la connessione internet, la pizza con gli amici, il telefono carico, i cd, i libri, le vacanze, l’estetista e il parrucchiere, il pane e il latte freschi ogni mattina, (se dovessero contare su di me parrucchieri e panettieri morirebbero di fame!). Eppure mia madre se le poteva permettere queste cose, e si poteva permettere anche me.

Lo sapete perché faccio questa vita? Perché ho deciso di vivere da sola, di uscire di casa anche senza un lavoro, contando sull’aiuto dei miei, e non pretendendo nemmeno un euro di più di quanto mi darebbero se vivessi con loro, ma non ce la farò, non riuscirò ad affrontare senza chiedere aiuto un altro inverno, non riuscirò a tenere fede alle promesse che mi sono fatta un anno fa, ho finito le risorse, e l’entusiasmo. Forse dovrò tornare a vivere con i miei.

Ah i miei genitori! vorrei che fossero fieri di me, vorrei che fossero liberi da un mutuo, perché io sono il loro mutuo mensile, a tasso variabile!

Poi mi vengono a dire che i giovani sono nichilisti, che non hanno prospettive, che vivono alla giornata, certo che viviamo alla giornata se no sarebbero aumentati i suicidi!

Abbiamo trent’anni e ancora dormiamo nella stanzetta di quando eravamo piccoli o, al limite in case autonome, ma pagate sempre dai genitori i quali non si liberano di noi nemmeno a sessant’anni! Non facciamo figli, non compriamo automobili, non compriamo case, non apriamo conti in banca, non paghiamo le tasse, siamo più improduttivi dei vecchi (che almeno loro hanno lavorato una vita)!

Io mi chiedo ma la colpa non sarà di chi sta in alto? Insomma una generazione di mammoni disoccupati e nessuno prende provvedimenti, nessuno vigila sulle aziende che offrono lavoro finto, nessuno propone niente. La meritocrazia… si riempiono la bocca di questa parola e poi non indicono concorsi, non sbloccano i turn over, sopprimono gli enti di ricerca. L’unica carriera possibile è quella militare e col rischio di finire sul fronte di guerra o mandati a manganellare la gente per strada, oppure il Grande Fratello, ti vendi l’anima ma almeno dopo mangi!

Si può andare lontano con questo sistema? Una società che non investe nei suoi giovani che futuro si aspetta di avere? Lascio a voi la risposta.

Regina Conti

http://www.sinistraeliberta.eu/articoli/storia-di-una-generazione-“a-perdere”

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